Non può esserci sviluppo se non si riducono le diseguaglianze
Cronaca del convegno inaugurale del Festival: gli interventi di quattro ministri, i pareri degli esperti, le testimonianze della società civile.
“2030. Che nessuno resti indietro”. Il tema del convegno inaugurale del Festival dello sviluppo sostenibile, lunedì 22 a Napoli, è stato declinato su quattro aspetti fondamentali: la scuola, le imprese, l’alimentazione e la povertà.
In apertura, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha ricordato che la sostenibilità sul territorio si gioca soprattutto sulla valorizzazione del capitale umano e sulla partecipazione popolare. Il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini, oltre a ringraziare tutti i partecipanti, ha ricordato come la riduzione delle diseguaglianze aumenta l’efficienza dell’intero sistema.
Antonio Evangelista e Maria Saiz, del movimento giovanile di Save the Children, hanno parlato brevemente sul tema “Le ragazze e i ragazzi del 2030”.
Il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, nella sua relazione, ha sottolineato la necessità di un cambio di mentalità perché il vecchio paradigma della crescita non funziona più: i Paesi industrializzati cresceranno meno, ed è necessario costruire il benessere collettivo su nuovi parametri.
Nella prima sessione sul tema “Non abbandonare la scuola, costruire la cultura del futuro”, condotta da Dario Laruffa della Rai, è intervenuto con una sua provocazione Marco Rossi Doria, docente esperto di politiche educative, che ha avanzato tre proposte: agire sulla prima infanzia per prevenire l’abbandono, ripensare la scuola media in termini di tempo pieno e rivoluzionare la formazione professionale degli insegnanti. Dopo la presentazione di una serie di esperienze a cura di Valentina Lucatello, coordinatrice del progetto "La scuola della seconda opportunità di Roma”, Raffaella Papa presidente di Spazio alla responsabilità-CSR Med Forum, Novella Pellegrini segretaria Generale di Enel Cuore e Claudio Tesauro presidente di Save the Children, si è aperta la discussione.
Il ministro della cultura Dario Franceschini ha sottolineato il rischio di perdere di vista gli obiettivi di medio termine a causa delle urgenze quotidiane. Da qui la necessità di investire in cultura e conoscenza; ha anche rilevato l’emergere di piccoli segnali di inversione di tendenza in termini di aumento della partecipazione culturale del Paese. Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli si è detto d’accordo con Rossi Doria sul fatto di ripartire dagli asili nido e dal tempo pieno nella scuola media. Ha raccomandato di intervenire sulla didattica, ampliando la cassetta degli attrezzi degli insegnanti con l’apporto delle nuove tecnologie e con un maggior coinvolgimento delle famiglie.
Rispondendo a una richiesta di Rossi Doria, che chiedeva un punto di coordinamento del governo per la lotta al fallimento formativo, Franceschini ha invitato a fare riferimento al ministero dell’istruzione, pur con l’apporto delle regioni.
Nella sessione successiva sul tema “Diventare imprenditore e imprenditrice per lo sviluppo sostenibile” sempre moderata da Dario Laruffa, la provocazione iniziale è stata affidata a Fabiano Schivardi della Luiss il quale ha messo in evidenza come le imprese familiari italiane siano restie ad aprirsi a nuovi apporti finanziari e manageriali. Questa situazione, ha detto Schivardi, incide sulla produttività perché impedisce ai giovani più capaci di esprimere pienamente il proprio potenziale.
Sono state presentate alcune esperienze da parte di Nicola Garelli, presidente di iStarter, Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata che ha parlato del rapporto tra università e settore biomedicale e Vincenzo Porzio, responsabile della cooperativa La paranza.
Nel dibattito il ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti ha messo in evidenza come esiste una sorta di doppio registro: si possono realizzare iniziative imprenditoriali di successo, ma al tempo stesso bisogna anche dare attenzione a chi rischia di non farcela. Chiara Giovenzana della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha sottolineato l’importanza dei “mentori” per guidare i nuovi imprenditori e ha invitato a non temere il fallimento che è un passaggio spesso necessario per crescere verso nuove esperienze. Dario Prunotto di Unicredit ha sottolineato il legame tra credito e sostenibilità perché i Paesi possono prosperare soltanto se hanno un modello di sviluppo sostenibile e quindi se anche il loro sistema produttivo è orientato in questa direzione. Da parte sua il ministro De Vincenti ha sottolineato la necessità di un maggior impegno del sistema finanziario sul Mezzogiorno. Il problema del Sud, ha detto, si pone in termini nuovi, con nuovi drammi, come il degrado urbano, e nuove potenzialità offerte dalle imprese tecnologiche, ma tutto questo non toglie che esista tuttora una specifica questione meridionale che nel passato veniva affrontata attraverso l’intervento straordinario e che oggi richiede nuove forme di azione.
La terza sessione, dedicata a “Alimentazione e salute al tempo dei cambiamenti climatici”, è stata moderata da Bruno Manfellotto del gruppo Espresso. La provocazione iniziale è stata affidata a Ermete Realacci, presidente di Symbola, il quale ha lanciato lo slogan “Essere buoni conviene” e ha portato l’esempio della produzione vinicola italiana che, dopo la crisi del metanolo del 1986, è passata dal criterio della quantità a quello della qualità, dimezzando la produzione ma riuscendo a moltiplicare le esportazioni grazie anche al recupero di antichi vitigni di cui l’Italia è ricca. Un segnale anche della importanza di salvaguardare la biodiversità, nella giornata mondiale in cui viene celebrata.
Le testimonianze sono state offerte da Stefano Caria di Goel-gruppo cooperativo che opera nella Locride valorizzando le produzioni biologiche, Antonio Galdo (Non sprecare.it) e Gianfranco Nappi, responsabile dei progetti strategici di Città della scienza. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina ha affermato che la sfida della sostenibilità si gioca su un nuovo equilibrio tra quantità e qualità. L’agricoltura biologica, per esempio, è cresciuta del 50% in cinque anni, in termini di aumento dei terreni occupati, e le aziende biologiche hanno mediamente una redditività maggiore delle altre aziende agricole.
Tiziana Dell’Orto, direttore generale del World food programme Italia, ha ricordato tra l’altro la tutela della biodiversità: conosciamo 25mila piante commestibili, ma il 60% del fabbisogno calorico dell’umanità proviene da sole quattro piante: riso, patata, mais e frumento.
Giuseppe Costa dell’università di Torino, coordinatore del gruppo di lavoro Equità nella salute e sanità della Conferenza delle regioni, ha evidenziato gli aspetti positivi della situazione italiana, dove le differenze di aspettativa di vita in buona salute sono molto inferiori di quello del resto d’Europa, grazie tra l’altro alla diffusione della dieta mediterranea. È necessario valorizzare questi elementi di resilienza lavorando soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione perché non si spostino verso consumi alimentari meno costosi ma meno sani.
La quarta sessione sempre moderata da Manfellotto ha avuto per tema “Un reddito per tutti?”. La provocazione iniziale è stata affidata a Maurizio Ferrera all’Università degli Studi di Milano il quale ha confermato la necessità di un reddito di inclusione contro la povertà, come esiste negli altri Paesi europei, ma ha avvertito che se non si risolve il problema del basso tasso di occupazione in Italia questo strumento può rivelarsi molto costoso.
Gaetano Giunta della Fondazione di comunità di Messina ha offerto una testimonianza. Nel dibattito il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ribadito la necessità (e la difficoltà) di modelli di governance che riescano a integrare le politiche, con un grande sforzo di condivisione. Costanzo Jannotti Pecci, presidente della Confindustria Campania, ha affermato che l’intervento contro l’inclusione ha un senso se ha carattere sistemico, favorendo l’integrazione di chi è rimasto al di fuori del mercato del lavoro. Ma per fa questo bisogna consentire alle imprese di ricominciare a crescere, intervenendo sui fattori della produzione. Susanna Camusso, segretaria della Cgil, ha rifiutato la logica della contrapposizione tra poveri e migranti. C’è una drammatica crescita del lavoro povero, che fa venir meno l’equazione che il lavoro è dignità. Serve un ammortizzatore di continuità per i lavori saltuari; inoltre bisogna ripensare gli 80 euro che hanno contribuito ad accentuare la distanza tra i redditi medi e i più poveri. Inoltre bisogna cominciare a ragionare sulla ridistribuzione dei profitti. Per aumentare il lavoro femminile non servono i bonus ma servizi adeguati.
Un gruppo di giovani guidati da Luca Raffaele della Fondazione NeXt (che ha anche organizzato i flashmob in Piazza Plebiscito) ha presentato “Immagini e proposte per il nostro futuro”.
Le conclusioni del convegno sono state affidate a Fabrizio Barca della Fondazione Basso e a Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud. Barca ha sottolineato quattro punti concreti per una strategia di sviluppo sostenibile; deve essere articolata sulla base delle diverse realtà locali; richiede una gestione partecipata; comporta la necessità di affrontare il problema delle ridistribuzione della ricchezza; comporta una assunzione di responsabilità verso gli altri e verso l’intero Pianeta.
Borgomeo ha esordito sottolineando che il tema non è il divario del Sud in termini di Pil, ma la “clamorosa diseguaglianza delle condizioni di vita. È vero che il sottosviluppo causa povertà, ma è il degrado a causare il sottosviluppo. Infine, è necessaria una attività culturale non “per” ma “con” i soggetti interessati. Dobbiamo avere la consapevolezza del nuovo perimetro del conflitto perché, come ha osservato anche Papa Francesco, la transizione verso il nuovo modello non sarà indolore.
Nelle sue battute conclusive Giovannini, oltre a ringraziare tutto il gruppo che ha collaborato nella realizzazione di questo evento, ha segnalato come elemento di novità il fatto che il nuovo governo francese comprenda un ministro per la “transizione ecologica inclusiva”, segno di consapevolezza di questo impegno che deve coinvolgere in ciascun Paese l’intero esecutivo.
Le discussioni che hanno animato la giornata del 22 maggio sono state trasmesse in diretta su questo sito e sulla pagina Facebook dell'Alleanza, dove sono state raggiunte oltre 15mila persone e circa 2500 visualizzazioni. Su Twitter, l'hashtag #FestivalSviluppoSostenibile è diventato trending topic ed è rimasto ai primi posti tra le tendenze del social per tutta la durata del convegno, raggiungendo il quarto posto soltanto nella mattinata.
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Ascolta il servizio realizzato da Ruggero Po alla giornata inaugurale del Festival
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La presentazione di Enrico Giovannini
La presentazione di Novella Pellegrini
Leggi le conclusioni di Fabrizio Barca
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di Donato Speroni